lunedì 12 ottobre 2009

Aforismi..citazioni...pensieri...divagazioni...


Il fatto che sia morto, non significa affatto che sia vissuto.

2 commenti:

  1. Non so perchè a questa immagine sia stata affiancata questa citazione, io vedo un uomo che si immerge nel sapere, scende tra le parole che il nostro io superiore sempre ci dona per illuminarci sulle verità della vita, la trovo meravigliosa, mi sta estasiando a dismisura, perchè nella ricerca delle consapevolezze esistono le verità che conducono poi al meraviglioso vivere, e solo quando si sarà forti di ogni valore che deve esistere nella nostra vita riusciremo a procedere nel corso della stessa senza l'ombra di differenze, malesseri,esacerbanti razzismi, perchè finalmente ognuno, forte di ciò che è non cercherà di distruggere gli altri perchè ne teme la situazione, perchè ha paura di eventuali situazioni che potrebbero appartenergli, perchè quando si vivrà l'illuminazione divina dove tutti sapranno che oguno di noi è parte di una goccia di quell'universo che ci governa, capirà che ogni io è tutti gli io di questo mondo e non aiutare e amare gli altri equivale a non aiutare noi stessi. L'Amore non vive nella perfezione o la sua esistenza sarebbe pari al nulla.
    L'amore vive dove vive amore ed in quella meravigliosa interazione fluisce la magia della condivisione con ogni essere che è di noi vita, tutti!

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  2. La vita rifiuta la morte, ovvio. Consideriamo però che noi siamo una quantità di potenza finita. Noi combattiamo eternamente tra la vita e la morte. La vita cresce ma alla fine si dissolve. La morte è inevitabile e non vuol dire, per questo, che diventa accetabile. La vita umana è sempre questo combattimento tra la vita e la morte. Allora poiché la morte è dentro di noi la personalità meglio cresce, meglio si struttura, anche in altri luoghi, se si porta all'altezza della morte, che non è quella che viene alla fine ma le molte morti che attraversano la vita: i desideri mancati, gli amori falliti. Ecco, a fronte di tutto questo, l'uomo ha risorse, può rilanciarsi. Quindi noi, nella vita, abbiamo la potenza di molte resurrezioni.
    La morte definitiva avviene se l’uomo non ha questa capacità di risorgere.. Abbiamo due possibilità di esperire la morte, due punti di vista: uno che dice: la morte verrà è naturale. Ecco, allora per me il compito più alto non è di allontanare la morte che viene alla fine, ma di realizzare al meglio questa mia vita cercando di valorizzarla al massimo. E c'è invece chi dice: proprio perché devo morire, questa mia vita, questa vita non vale niente.
    E allora c'è bisogno di una compensazione, c'è bisogno di un al di là che compensi questa vita, che, se è fatta per la morte, non avrebbe senso. L'antropologia del credente è una antropologia che non sopporta la morte. L'antropologia del non credente è una antropologia che si porta all'altezza della morte. Ecco due modi di affrontarla e di viverla.

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