domenica 5 settembre 2010

Lo scarabocchio


I libri contabili dell'archivio dell'Istituto Banco di Napoli racchiudono una realtà, quella finanziaria, estremamente misurata, in quanto i registri bancari non consentivano certo alla personalità di chi scriveva di manifestarsi. Ecco allora che l'unico spazio per esprimersi è ridotto ai fogli di guardia, all'inizio e alla fine dei libri.

L'età media di assunzione di un bancario napoletano oscillava tra i 14 e 15 anni e il sistema lavorativo era molto rigido, cosicchè "lo scarabocchio" diventava un modo innocuo di sfogare la propria aggressività verso l'oggetto simbolo di tale sistema lavorativo: il registro.
Ci troviamo, così, di fronte a vere e proprie diffamazioni, in cui la vittima dello scarabocchio è derisa e ridicolizzata.

"Ignazio Gavila venne a Napoli l'anno 1734, e se ne va l'anno 1737. Lascio per memoria queste due righe affinchè se qualche Beco cornuto di questi Sopra Numerii dell'Archivio ricordandosi di me almeno una minima lagrima spargerà. Napoli 15 marzo 1737/Ignazio Gavila.
("Quaderni dell'Archivio Storico", 1997, pag. 63).

Altrove leggiamo:
"Essendo io Reggente farò molte cose/primo farò mettere carcerate il carceriere di nuovo".

Nei fogli di guardia di un altro registro traspare un sentimento di sadica soddisfazione per la morte violenta di tal Michele Mangione, pseudonimo o vera identità di un odiato ufficiale:
"Magnifico Michele Mangione questo è morto con una pietra in testa nell'anno 1756".
("Quaderni dell'Archivio Storico", 1997, pag. 61).

L'Archivio, dunque, non è solo dati asettici e impersonali, ma anche "irrisioni e improperi"!.



Fonte: Fondazione Banco di Napoli








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