Come cambia una delle più grandi industrie cinematografiche del mondo, che con "Maa" ha portato sullo schermo un film tutto interpretato da attori disabili. L'esempio più eclatante di una delle pellicola presentate al Festival internazionale del cinema sull'handicap di Delhi
Da tempo Bollywood ha scoperto che la disabilità fa parte della vita. E che attori disabili, o che interpretano personaggi con disabilità, possono emozionare e commuovere, fare piangere e far sorridere. In India si contano almeno tre pellicole di successo sul tema dell'handicap e a Delhi esiste perfino il Festival internazionale del cinema sulla disabilità. Ma non era mai accaduto prima d'ora di incontrare un film, "Maa", dove tutti ma proprio tutti, dal regista al direttore della fotografia, dagli attori protagonisti alle comparse, dal coreografo ai cento ballerini fino agli autisti e agli addetti al catering, fossero persone con una disabilità. Solo due sono le figure non disabili presenti nel cast, ma non è un caso: bisognava pur rispettare le esigenze del copione.
La pellicola è nata, come racconta il Deccan Herald, dall'incontro tra alcuni militanti della Tamil Nadu handicapped federation e il capo del dipartimento governativo che si occupa di cinema e televisione. L'intento? Denunciare, divertendo, le mille difficoltà che le persone disabili sono costrette a sopportare quando si tratta di cercare un lavoro, di trovare un alloggio o di sposarsi. Non a caso la storia è quella di un amore contrastato: lui è disabile, lei no.
Questo film è solo l'esempio più eclatante di un'industria cinematografica che negli ultimi anni ha prodotto più di una pellicola di successo sul tema dell'handicap. "Guzaarish" racconta la storia d'amore tra un paziente paraplegico e la sua infermiera. L'attore Shahruk Khan in "My name is Khan" ha interpretato talmente bene il ruolo di un ragazzo autistico da essere paragonato al Tom Hanks di "Forrest Gump" o al Dustin Hoffman di "Rainman". Ma avviene anche il contrario, e così in "Shadow" l'attore non vedente Naseer Khan ha perfino rifiutato lo stuntman. Immersioni subacquee, guidare un'automobile in fiamme, saltare dal trentottesimo piano: nessuna scena d'azione gli è sembrata eccessiva. Perché, come lui stesso ha rivelato in una intervista alla Bbc: "La parola impossibile non esiste nel mio dizionario". Per dirla con i Blues Brothers: quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare.
Fonte: Superabile.it
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