venerdì 24 dicembre 2010

….I nostri auguri…….

 

 

….Noi siamo sempre con loro……non soltanto a natale…

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Unlike

martedì 21 dicembre 2010

Bassotti all'ONU al posto dei politici, la provocazione di Bennett Miller

Il messaggio non potrebbe essere più chiaro e ironico di così: i politici sono dei cani. È questo ciò che più evidentemente traspare dall’opera che l’artista australiano Bennett Miller ha presentato al Next Wave Festival di Melbourne. Decine di bassotti seduti all’interno di una ricostruzione della vecchia assemblea dell’Onu di Ginevra; solo che al posto dei delegati di diversi paesi ci sono dei bassotti.

Oltre che ironico, il messaggio di Miller vorrebbe essere anche “serio”: dimostrare come le differenze (il colore del pelo, per esempio) esistano anche nel mondo animale e come, proprio nel mondo animale, esse vengano assolutamente ignorate. L’opera che si intitola Dachshund U.N. è stato presentato all’esterno dell’area espositiva attirando la curiosità di molti passanti e possessori di bassotti che hanno portato i loro “sausage dogs” (cani salsiccia, in inglese) alla manifestazione.

Miller che ha intenzione di replicare la performance  si è dichiarato molto soddisfatto del risultato conseguito e dalla grande compostezza dei suoi bassotti; di certo superiore a quella di molti politici dell’arena mondiale. A dirla tutta, qualche cane si è mangiato l’asticella del microfono e qualcun altro il cartello con il nome del proprio paese, ma tutto sommato sono dettagli…

by Cesare

sabato 18 dicembre 2010

Noi siamo un'epoca

NOI SIAMO UN’EPOCA

(Ermanno Bartoli)


Per quanti occhi possano avere


le nazioni della terra e quelle del cielo,


non potrebbero mai calcolare


l’essenza di Dio


né l’ipotenusa che il suo occhio traccia


aldilà d’ogni sofferenza


e d’ogni speranza.


Che ne abbiamo coscienza o meno,


che fortemente lo vogliamo o meno…


siamo noi cinici o sognatori,


stirpe di maghi o disillusi,


rappresentiamo l’essenza del tempo


ben oltre le sue soglie.


Passate le prime esplorazioni celesti,


i primi mutamenti pubici e corporali,

che lo vogliamo o no –


che ne abbiamo coscienza o meno –


ben distinta dalle altre e alle altre correlata…


noi siamo un’epoca.



(Febbraio 2003)



P. S. Noi siamo un'epoca,


non buttiamoci via.


*


Dipinto "Scheggia di un viaggio"


di Anna Pace


da: "Il viaggio di Penelope" (1995)





Uomini che amano troppo


Non sono solo le donne ad “amare troppo”… Capita anche agli uomini, che a volte vivono relazioni infelici e ossessive senza rendersi conto che stanno usando questa “passione” solo per sfuggire da se stessi.


Come capire la differenza tra un uomo che ama molto e uno che “ama troppo”?

Non è sempre facilissmo, perché a chiunque può capitare, di tanto in tanto, di usare il sentimento come paravento per scordare le proprie difficoltà personali. Un buon metro per giudicare, d’altra parte, è la quantità e la qualità della sofferenza che questi uomini sopportano nei loro rapporti.
E’ un ottimo segno saper aiutare una partner in difficoltà; meno tranquillizzante è l’aver bisogno che lei sia nei guai, per sentirsi utili e accettati. E allo stesso modo, può capitare a tutti di innamorarsi perdutamente di una donna che non ne vuole sapere; ma non è altrettanto sano se questo accade in continuazione… La premura è deliziosa, la disponibilità tirata sino al masochismo è sospetta. La generosità nel sesso in un uomo è bellissima, ma non se arriva alla dimenticanza di se stesso…
Chi sono gli uomini che “amano troppo”?
L’amare troppo, la dipendenza psicologica dalle relazioni, è più diffusa tra le donne, ma non è certo assente tra gli uomini, che però la ‘pubblicizzano’ meno. Un uomo può forse ammettere un amore infelice, ma è improbabile che confessi tutto: la sua ossessione, le umiliazioni, le suppliche e le strategie tentate.
Diverse le tipologie dell’”amare troppo” maschile.
C’è il ’salvatore’, colui che trova sempre donne con gravi problemi. Il più delle volte sono persone che hanno avuto una madre sofferente, che si è appoggiata molto a loro: ecco che spesso ripropongono l’unico modello d’amore che conoscono, scegliendo a ripetizione partner bisognose di cure. Questi uomini hanno bisogno della debolezza della partner per sentirsi utili: se lei riesce a star meglio, il rapporto entra in crisi, e spesso lui va in cerca di una nuova donna da aiutare…
Ci sono poi gli uomini-vittime, molto più passivi: hanno uno spirito di sopportazione infinito, tollerano tradimenti, umiliazioni, mancanza di attenzioni e di rispetto, ripetendosi che ne vale la pena, perché si tratta di un ‘grande amore’. Sono persone con problematiche di tipo masochista, cresciuti in famiglie difficili, nelle quali sono stati abituati a evitare a ogni costo i conflitti.
Infine i persecutori: uomini che partono da un’estrema debolezza interiore che però, per nascondersi, si veste di aggressività, violenza o spirito di persecuzione: aggrediscono verbalmente o fisicamente la partner, la perseguitano con il loro desiderio o la loro gelosia, elaborano strategie di vendetta se lei si allontana.
Ultimi i partner depressi: passano da una crisi abbandonica all’altra, senza riuscire a uscirne.
Caratteristica comune dell’amare troppo è, in ogni caso, l’incapacità di riconoscere che “il problema” non è nella partner - con la sua freddezza, i suoi problemi, i suoi tradimenti – ma dentro di sé, nella inconscia convinzione di non meritare l’amore, nei modelli nevrotici appresi in famiglia.

Capire questo meccanismo di proiezione è il primo passo, necessario e difficile, per riuscire ad amare tanto, ma non troppo, e accettare quello che a questi uomini sembra fare così paura, perché se ne sentono indegni, perché non hanno imparato per primi ad accettare se stessi: essere ricambiati.

mercoledì 15 dicembre 2010

FEMMINILITA' DISABILE

Mi chiamo Manuela Filippozzi, ho venticinque anni, sono disabile motoria fin dalla nascita.
Amo esprimere me stessa per mezzo del linguaggio poetico e pittorico. I miei versi, sono composti con parole semplici ma profonde; i miei dipinti esprimono sentimenti cromatici. Per me scrivere poesie e dipingere significa rivolgermi a me stessa come si fa con un diario. Amo fare diverse esperienze, e conoscere gente nuova che mi aiutano a crescere e maturare. Amo l'arte in genere, ed ogni forma di espressione. Leggo molti libri, autobiografici, oppure umoristici. Sono una ragazza allegra ed estroversa che ama la vita.

Con quest'articolo, voglio esprimere la mia opinione su come andrebbero considerati i disabili, soprattutto le donne che, spesso, sono emarginate dalla società; se poi sono disabili lo sono ancora di più.
In una normale famiglia, una ragazza è preparata per avere una propria vita familiare, come sposa, e madre. Per quanto riguarda invece l'educazione della donna disabile, all'interno della famiglia, posso dire che, rispetto ad altri paesi esteri, forse noi italiani siamo ancora molto indietro, perché la mentalità della gente, in genere non considera una donna disabile in quanto donna, con tutti i suoi desideri e problemi, ma la considera soltanto una persona, da curare, osservare, coccolare, viziare come un'eterna bambina, nei casi più rosei, oppure un individuo di cui vergognarsi.
E' ovvio che, avendo a che fare con disabilità gravi questo tipo di discorso si accentua nei suoi molteplici aspetti. In generale, un disabile è considerato una persona, e non un uomo o una donna, con diritti e doveri, che di solito hanno i così detti "normali", ad esempio a un disabile difficilmente è concesso, la possibilità del matrimonio o della maternità, io penso che pur con tutte le difficoltà che sorgono, se due disabili intendono sposarsi in modo responsabile perché negarglielo?
Tutto nel limite del possibile ovviamente; anche perché disabili non solo si nasce ma lo si può diventare, in seguito ad incidenti e malattie. Perciò cominciamo, a renderci conto che il disabile non è un semplice paziente da studiare per sperimentare o fare delle conferenze.
Noi disabili abbiamo sentimenti, paure, opinioni, desideri come tutti gli esseri umani. Forse è anche colpa della società, dei mass media, che impongono delle regole per me assurde, bellezza e perfezione e non intelligenza, simpatia, e voglia di vivere. Sono d'accordo che anche l'occhio voglia la sua parte, ma non tutto quello che luccica è oro. Se i genitori dei disabili, dessero un'educazione giusta, una buona preparazione alla vita adulta, senza privilegi e discriminazioni il disabile avrebbe il desiderio di crescere, ed invecchiare, giustamente senza restare bambino per sempre, cosa che accade molto spesso.
Questo difficile compito non solo va ai genitori ma a tutta la comunità, a cominciare per primo dal non considerare una persona su di una sedia a rotelle come una povera indifesa, ammalata, senza cervello, ma a trattarla con rispetto e non con pietismo, o peggio, ignorarla come se non ci fosse. E' necessario un comportamento normale, come si ha con gli amici.
Gli uomini disabili, hanno un vantaggio rispetto alle donne disabili, in quanto un uomo con una donna senza disabilità accanto è più aiutato in casa. La donna è più paziente, non privilegia l'aspetto fisico o, per lo meno, non gli da molta importanza. Tra una donna disabile e un uomo senza disabilita è molto difficile la convivenza in quanto un uomo, in genere, è attratto dai modelli di bellezza femminile imposti dalla società, per i quali una donna deve essere bella, senza ausili ortopedici, altrimenti tutti riderebbero di lui, provocando la sua vergogna. Poi, in casa, un uomo tutto non può fare, avendo un lavoro, perciò ha bisogno di un aiuto domestico e di molta disponibilità economica, e molti aiuti per lui e soprattutto per lei.
Nella nostra società è veramente ora di cambiare il modo di valutare le persone, al di là dall'aspetto fisico. Con un corretto comportamento, si possono abbattere gli ostacoli sociali e culturali, formando delle persone consapevoli, e adulte, come di norma dovrebbe essere per tutti.
Quindi, per me non bisogna fare distinzioni, se uno è disabile o no, siamo uomini e siamo donne come tutti, quindi abbiamo doveri e diritti uguali.
Manuela

Se volete mettervi in contatto Manuela questo è il suo indirizzo di e.Mail manu@onw.net

martedì 14 dicembre 2010

I FRATELLI DELLE PERSONE DISABILI

Quando si parla di disabilità, l’attenzione cade sulla persona disabile, nei confronti della madre e del padre, ma i fratelli? Dove sono i fratelli? Anche loro fanno parte della famiglia e vivono il problema dell’handicap, che la stessa famiglia vive, ma nessuno lo sa, o forse nessuno ci pensa.
I fratelli di persone disabili hanno anche loro dei problemi? I fratelli di persone disabili sono gelosi? I fratelli di persone disabili si vergognano? Si sentono soli? Hanno paura? I fratelli di persone disabili chi sono?...
A loro la letteratura nazionale ed internazionale dedica poche pagine, a loro spesso gli operatori non si rivolgono mai o sono poco coinvolti, la stessa famiglia spesso tende a lasciarli in disparte eppure anche loro vivono con difficoltà la loro vita, soprattutto in relazione alla presenza di questo fratello disabile.
Riguardo alla comunicazione e all’informazione: la maggior parte dei fratelli sono informati riguardo al proprio fratello, ma anche riguardo alla sua malattia e a ciò che egli sta facendo. La comunicazione con i genitori appare abbastanza fluida anche se spesso non è così facile comprendere e capirsi, gli stessi genitori sono portati per semplicità a dire meno ai figli, per evitare di coinvolgerli troppo in un “peso” che credono solo loro.
I fratelli sono persone che si attivano nella vita della loro famiglia, cercano di partecipare per alleviare il carico già oneroso, emergono sentimenti contrastanti, ma ciò che essi sono portati a fare è quella di usare la parola “normale” per raccontare del loro rapporto con questo fratello disabile.
Ma ciò che alimenta la loro speranza il futuro e il progetto di vita, che i fratelli vorrebbero veder realizzare a favore dei loro fratelli disabili, è molto forte il senso di responsabilità a voler cambiare qualcosa……...

domenica 12 dicembre 2010

Neozoon Collective: le pellicce che riprendono vita

Neozoon collective è un collettivo di artisti e street-artisti che risiedono tra Berlino e Parigi e sposano le provocazioni artistiche alla causa animalista di cui sono sostenitori, come si evince piuttosto chiaramente dalla prima pagina del loro sito.

Dopo aver realizzato diversi interventi in strada (soprattutto curiosi stencils di pellicce animali di cui trovate alcuni esempi sul loro sito) i Neozoon hanno ottenuto il permesso dello Zoo di Munster a realizzare questa provocatoria installazione mobile che vedete nel video, in cui fanno indossare alcune pelliccie a degli automi semoventi che - a un primo colpo d’occhio hanno tutta l’aria di essere dei veri e propri animali.

La pelliccia che ritorna a vivere praticamente, esplicitando quindi il suo giungere a “cosa” morta e inerte da ciò che morto e inerte non era. Magari non è grandissima arte, ma è sicuramente una delle installazioni più efficaci e dirette al cuore del proprio messaggio che mi sia capitato di vedere di recente.

by: cesare

http://vimeo.com/12987937

www.neozoon.org

mercoledì 8 dicembre 2010

“Se morirebbe prima mia moglie”

Testamento di me medesimo malato tisico lucido di mente, scritto a mano contro mia moglie Maria Cannavacciuolo maritata Buonomi Gennaro che sarei io. Se morirebbe prima mia moglie di me sarei grato a San Gennaro a ceri e fiori finacchè campo. Ma lei si è sempre curata bene e schiatta di salute alla faccia mia che non ce speranza, io credo. Approfitto della controra che stà  stravvaccata sopralletto per scrivere nascostamente nel gabinetto su carta tipo igienica il mio lascito testamento di robbe poche ma stentate, col sudore della fronte per tutta una vita onesta ma sfortunata. Che se si sveglia sono mazzate. Non avendo la infamona fatti i figli perchè è arida di panza e di cuore, lascio il basso di abitazione a mio nipote Libberato figlio di mio fratello Vittorino. A mia nipote Italia, sempre figlia di Vittorino, lascio per dote la mobilia con la biancheria di correto, l’anello mio, la catenina e il curniciello della buonanima del nonno. Non ciò altro. Quando sarò morto dovete cercare il mio testamento qui presente dietro all’armadio. Se non lo cercate dietro all’armadio non lo trovate, e allora è inutile che lo cercate.

 

tratto da : “Essendo capace di intendere e volere” di S. De Matteis – Sellerio editore – .

domenica 5 dicembre 2010

Tokyo distrutta! Immagini dal dopo Apocalisse

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Le illustrazioni di TOKYOGENSO (ovvero Tokyo Fantasy), misterioso artista che lavora nel campo degli anime e dei videogame in qualità di illustratore di sfondi, ha dato vita ad una collezione di opere originali in cui ha immaginato una Tokyo post apocalittica, in cui l’assenza dell’uomo ha permesso alla natura di riappropriarsi del territorio. L’artista,  dipinge su fotografie da lui stesso scattate e le modifica fino a raggiungere gli splendidi e pittorici risultati che possiamo ammirare nella gallery di seguito!

Antonio Perra

17aeroportohaneda

16teatrokabukizaginza

15akihabara

14tokyorainbowbridge

Genso-1

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