martedì 30 marzo 2010

Vv





Per gentile concessione di Vauro.

3 commenti:

  1. Occorre premettere che, quando si parla di disabilità la stragrande maggioranza allude a persone incapaci di rendersi utile per la società.
    Eppure è necessario fare un salto di qualità. Pensare che avere in un’azienda, in un giornale,in una pubblica amministrazione, un lavoratore disabile non sia un’opera di misericordia, un fiore all’occhiello, un soprammobile da presentare in qualche occasione speciale, ma sia effettivamente un valore aggiunto.
    Esiste un clima pesante nei confronti del diverso. Come è ovvio, il politicamente corretto tratta con i guanti bianchi i disabili e i loro problemi: ancora nessuno si sognerebbe di dire che essi in fondo sono un peso per la società.
    Tuttavia in tempi di crisi i tagli agli investimenti, alla sanità, ai progetti di solidarietà e inclusione valgono più di mille parole ed allora l’assistenzialismo non fa altro che alimentare l’idea della riserva indiana, dell’oasi protetta per disabili.
    Se crediamo in una società democratica occorre che l’impresa sia solidale con i disabili.
    In questo caso l’impresa stessa risulta innovatrice, a livello culturale prima di tutto ma anche a livello tecnologico e economico.
    Per il disabile tutto è più difficile. Ma il bisogno aguzza l’ingegno…

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  2. E' giusto fare tali vignette. Noi fortunati siamo spesso ineducati ed irrispettosi...

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