Tutto esaurito sabato scorso al teatro La giostra di Soccavo
per la performance dell’artista lucano
Architettura dei sentimenti, dell’amore, delle passioni. Canio Loguercio è poesia astratta, astrazione della realtà, estratto di vita vissuta e agognata, concentrato di emozioni. Va via a ritmo lento, ma sostenuto, il concertino al sangue dell’artista – qualunque altra definizione ne farebbe limitare il senso – napoletano d’adozione. Trasforma il palco in una mostra d’arte, poi in cinematografo, poi in salottino, laboratorio, officina. Usa la sua e le nostre menti per cucire il filo di un dialogo con la manutenzione degli affetti, con l’architettura delle passioni, agognate, perdute, ritrovate. A volte da una parola vedi il ghetto puzzolente e sfasciato, altre volte la cera di una candela accesa su un tavolino in mezzo a due persone. Un cuore in scena, proprio uno di quelli da baci perugina, e poi qualcosa che va oltre le sue parole e le nostre menti. Canio è solo sul palco, ci lascia soli a pensare che siamo niente senza sensi, siamo carne e ragione. Ritrovi Kafka e Cohen, Bovio e Viviani, Bowie e il Gruppo ’70. Canio è così. Taglia a pezzi il giocattolo con un rasoio affilato e lo ricompone. Ci gioca; ti attanaglia e ti rilascia. Ti sfugge e dopo un attimo ti si riconsegna. E’ multiforme, cangiante, umano troppo umano. Cornice ideale è sembrato il teatro La giostra di Soccavo, dove, spesso, oltre l’umidità trovi il calore di attori e persone impegnate per farlo funzionare e vivere. Un angolo di città che ricorda Parigi e che popone idee alla cittadinanza. Che stavolta ha risposto. Positivamente. Superlativamente. La macchina organizzativa si è messa in moto e ha funzionato alla perfezione. Mostrando e dimostrando, che l’arte si può coniugare con la concretezza. Che l’arte non è necessariamente antieconomica. Eravamo a Soccavo, un sabato sera di ottobre in cui oltre sessanta persone hanno deciso e scelto di sentire Canio Loguercio. E quando la voce sussurrata spara frasi d’amore, lo sai che la verità, il senso non è quello, è un altro. E’ il tuo. Ti lascia col tuo cuore sanguinante tra le mani, a pensare. Ciao Canio e grazie per le tue frasi truci. Per la tua liturgia, come la chiami tu, che è un forte abbraccio. Grazie per la tua poesia affettuosa e sincera, bastarda e affilata come la vita. Per la tua straordinaria vivacità, che poi abbiamo capito, in fondo essere solo una metafora, schietta e sincera dei nostri tempi affannati, della nostra storia crepuscolare, delle nostre vite carsiche. Ci ritroveremo alla luce di una candela, forse, un poco più consapevoli, più uniti e solidali. Guarderemo anche noi con occhiali fosforescenti sperando che qualcuno ci noti. Grazie Canio per la tua lezione di poesia, che non si spiega, che non spiegheremo. Perché la poesia è come una farfalla e se cerchi di afferrarla con le mani rischia di morire. Quello che non ci stancheremo mai di fare è raccontare le nostre emozioni. Quelle sì, hanno un senso.
Sabatino Di Maio
Foto di: Teresa De Masi
Oltre che a Canio, tributerei un caloroso applauso anche a te, per questa recensione appassionata.
RispondiEliminaehi Sabatino appassionato.. grazie..!! Un abbraccio circolare. Canio
RispondiElimina"La poesia è come una farfalla e se cerchi di afferrarla con le mani rischia di morire."
RispondiElimina(Sabatino Di Maio)
Grazie a Sabatino e Canio. Non vi conosco, ma tanto mi dà.
Grazie ancora per la più pregna canzone d'amore alla poesia che ho mai letto.
Spero non dispiacerà se la metterò alla web page del mio sito. Proprio all'inizio inizio.
Grazie ancora.
Ermanno
per fortuna la sensibilità è ancora presente nell'animo umano
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