martedì 29 giugno 2010

La foto della settimana













Foto di: Unlike

domenica 27 giugno 2010

In amore è l'uomo a soffrire di più


Pare che anni di telenovelas strappalacrime piene di donne sedotte e abbandonate abbiano solo contribuito alla costruzione di un clichè: da uno studio condotto all’Università americana Wake Forest emergerebbe un quadro dei sentimenti che vede l’uomo il vero ‘anello debole’ della catena amorosa, almeno per ciò che concerne la sofferenza in un rapporto. In sintesi: degli alti e bassi tipici di una relazione affettiva sarebbe l’uomo a soffrire di più a livello mentale e non, come forse si è portati a ritenere, la donna. I risultati, pubblicati sulla prestigiosa rivista “Journal of Health and Social Behavior” riguardano la salute mentale di 1000 giovani dai 18 ai 23 anni, tutti non ancora sposati. La palma del ‘più sofferente’ in amore dipenderebbe dal fatto che gli uomini esprimono malessere per le difficoltà di una relazione in modo totalmente differente rispetto alle donne, spesso mascherando all’esterno il disagio che vivono per conservare un ‘contegno maschile’ che appartiene solo a retaggi culturali e non alla realtà dei fatti. Le donne sarebbero, dai dati, più sofferenti per la solitudine che per gli alti e bassi della coppia. Al contrario gli uomini, secondo l’autrice Anne Barrett, avrebbero un ‘tessuto affettivo’ più debole delle loro compagne, e nella fascia di età considerata (dai 18 ai 23 anni, si diceva) vedrebbero nella loro compagna l’unico punto di riferimento emotivo, mentre al contrario lei potrebbe contare su un migliore rapporto con genitori ed amiche. Che ne è dunque del cameratismo e delle grandi amicizie goliardiche dei maschietti? Non bastano, evidentemente, a compensare il bisogno di intimità e di comunione profonda proprio dell’amore?



Lucia Imperatore

lunedì 14 giugno 2010

Gli occhi: la finestra sul mondo dei sogni!


Si sa, gli occhi hanno da sempre un’attrattiva particolare, sono collegati romanticamente all’essenza più profonda della persona, tanto da essere definiti “lo specchio dell’anima”… ma dopo aver letto questo articolo capirai perchè è più appropriato definirli “la finestra sul mondo dei sogni”.Durante il sonno REM, nel quale avvengono la maggior parte dei sogni, i nostri occhi si muovono continuamente, ma non è mai stato chiaro il perchè. Un nuovo studio pubblicato online dalla rivista Neuroscience Brain ci offre la risposta: gli occhi si muovono perchè guardano il sogno che stiamo facendo!La prima domanda che ci si potrebbe fare è: “ come hanno fatto i ricercatori a dire questa “assurdità”?” Gli sperimentatori hanno reclutato soggetti con un particolare disturbo chiamato Disordine del Comportamento del Sonno REM, che consiste nell’assenza di “paralisi” (stare fermi) durante il sonno. In altre parole questi soggetti “mettono in atto”, muovendosi, i loro sogni. Questa affascinante condizione permette quindi, a chi osserva, di avere una visione esterna della “vita” del sogno.I ricercatori, diretti dal neuroscienziato Laurence Leclair Visonneau, hanno utilizzato degli elettrodi per monitorare i movimenti oculari di 56 soggetti con Disordine del Comportamento del Sonno REM e quelli di 17 soggetti sani, costituenti il gruppo di controllo. Durante lo svolgimento dell’esperijmento i soggetti sono stati fatti dormine in laboratorio, per poter filmare in modo “standardizzato” i loro movimenti durante il sonno. Una prima analisi è stata fatta per individuare eventuali differenze nei movimenti oculari tra i soggetti del gruppo sperimentale e quelli del gruppo di controllo. I risultati sono stati positivi, poiché non hanno evidenziato alcuna differenza tra i due gruppi, escludendo con certezza che il Disordine del Comportamento del Sonno REM influenzi in qualche modo i movimenti oculari rapidi. Sapendo che i movimenti oculari non erano anomali, nei soggetti colpiti da questa particolare sindrome, la squadra ha visionato le registrazioni e selezionato le azioni dirette compiute durante il sonno. Per azioni dirette si intende la messa in atto di comportamenti brevi finalizzati, come ad esempio raccogliere un oggetto o toccare qualcosa. Ecco che arriva il bello: sincronizzando i video dei movimenti corporei con quello dei movimenti oculari gli sperimentatori hanno individuato che gli occhi sono (in tutti i casi) stati fissi sul “bersaglio” del sogno per il 90% della durata totale di esso. Stupendo!In altre parole hanno dimostrato che i movimenti oculari durante il sonno non sono casuali, ma vengono agiti per permettere agli occhi di “guardare” ciò che stiamo sognando!

Questa scoperta potrebbe portare anche a nuovi risvolti nello studio e nella comprensione dei sogni, circa la tipologia, la durata, l’intensità, la ricorrenza o il significato.


PsycHomer

sabato 12 giugno 2010

Sotto..sotto..Siamo tutti diversi ( II parte)


...L'aspetto piacevole della diversità....





Testo e opera di: Unlike

giovedì 10 giugno 2010

Sotto..sotto..Siamo tutti diversi (prima parte)


Possono piacere o meno ma le diversità esistono.....



Testo ed opera di : Unlike

martedì 8 giugno 2010

La foto della settimana





Carne Cruda


















Carne Cotta




Foto di: Rosario Miele
Testo di : Unlike

domenica 6 giugno 2010

Siate Diversi!Sarete Liberi!


L'Associazione culturale Galilea e il grande Danilo Spiteri in Flash Mob!

Invitiamo tutti ad essere "mobbers" per 1 minuto...luogo d'incontro Galleria Umberto I a Napoli il 10 giugno 2010 ore 19. Il tema del Flash Mob vertera' sulla diversita,' sarete liberi di realizzare a modo vostro (attraverso l'abbigliamento, il pitturarsi, ecc.) un'azione inerente alla diversita' con piena facolta' di espressione.

SiateDiversi, Sarete Liberi!!!





Il disegno è di Danilo Spiteri

venerdì 4 giugno 2010

I disabili, questi privilegiati........



Pubblicato per il momento solo in francese, ma disponibile tramite internet, è uscito qualche mese fa "Club V.I.P.: Very Invalid Person" di Luc Leprêtre, libro curioso, ben strutturato e spesso anche allegro, cosa che non è certo tanto frequente in un romanzo tra i cui protagonisti vi è anche la disabilità. I personaggi principali, infatti, sono due persone paraplegiche e una tetraplegica che decidono di approfittare dei "privilegi" che ritengono possano derivare dalla loro condizione. L'auspicio è che il libro venga presto tradotto in italiano. Per il momento presentiamo la traduzione curata per noi da Giuliano Giovinazzo, di un estratto della recensione pubblicata qualche tempo fa dalla nota testata francese «Le Monde».

Inquietante, ma ben strutturato, talvolta crudele, ma spesso anche allegro, cosa rara visto il soggetto, cioè un romanzo sulla disabilità. In Club V.I.P.: Very Invalid Person, Luc Leprêtre guarda con talento ad alcuni temi assai di rado affrontati dalla letteratura, ma è soprattutto il suo approccio alla morale che potrà far riflettere il lettore: una "vittima" può essere al di sopra della legge?

Tre persone con disabilità, amici di lunga data, ciascuno portatore di un passato pesante e di un presente doloroso, si riuniscono attorno a un progetto. Si tratta di due persone paraplegiche, Samy e Jérémy, e di una tetraplegica, la bella ivoriana Aminata, tutti sulla trentina.
Jérémy illustra la sua idea. La legge riconosce alle persone con disabilità la precedenza: perché non farne approfittare gli "abili" per accedere agli spettacoli, ai monumenti, o negli ipermercati? A pagamento, naturalmente. Sarà dunque sufficiente trovare dei clienti affrettati e ricchi e utilizzare internet - molto presente all'interno del libro - per contattarli.
Ad esempio alla cassa riservata alle persone con disabilità - quella dove loro tre non fanno la fila - la donna elegante o l’uomo d’affari, spingendo la carrozzina, potranno pagare i loro conti in un lampo, ricevendo un sorriso compassionevole della cassiera. Ci sarà solo da regolare al parcheggio una piccola commissione ed ecco fatto.
Il trio, insomma, decide di "rispondere a un bisogno", trova la soluzione e la applica, con la piena consapevolezza della scarsa etica di tale comportamento, ma anche con una grande attrazione per l'efficacia del sistema adottato "per tirare avanti".

E così l’attraente Aminata "trionfa" in abiti maschili e uno dei suoi clienti finisce per invaghirsi di lei che, felice, prenderà in considerazione una carriera da stilista. Andrà bene anche a Samy che incontrerà una "cliente" americana con i suoi figli, cui insegnerà il francese.
Il problema sorge invece con Jérémy, che non ha mai superato il suo passato da teppista. Un conto infatti è far guadagnare del tempo a qualcuno, ma portare della droga in Inghilterra su una carrozzina è sicuramente redditizio, ma anche più rischioso...

Club V.I.P. si presenta in sostanza come una sorta di "manifesto", richiamando esplicitamente l’attenzione anche sulle carenze - e talora sulle incongruenze - della politica sociosanitaria francese.
Il libro tratteggia via via uno "spaventoso affresco" della vita quotidiana di una persona con disabilità: la sofferenza fisica, lo sconforto morale, la stancante ginnastica che esigono le più semplici azioni, i rischi che queste implicano. Dal canto loro, molte persone non disabili scopriranno l’incontinenza, i rischi continui per la vescica, la perdita di sensibilità e l’attività fisica che impone il sesso, assai presente nel testo.

*Traduzione e adattamento di un articolo apparso sulla testata francese «Le Monde»







mercoledì 2 giugno 2010

Fluire lento



Fluire lento



Fluire lento di una pena antica
faticoso fluire di un dolore assopito
che
come una bolla di fango
si rompe
pesante
e non consola
non urla non mi scalda
non mi svuota

solo
mi preme dentro
e dura

a riaffiorare.


(1997)



Mariella Tafuto