venerdì 4 giugno 2010

I disabili, questi privilegiati........



Pubblicato per il momento solo in francese, ma disponibile tramite internet, è uscito qualche mese fa "Club V.I.P.: Very Invalid Person" di Luc Leprêtre, libro curioso, ben strutturato e spesso anche allegro, cosa che non è certo tanto frequente in un romanzo tra i cui protagonisti vi è anche la disabilità. I personaggi principali, infatti, sono due persone paraplegiche e una tetraplegica che decidono di approfittare dei "privilegi" che ritengono possano derivare dalla loro condizione. L'auspicio è che il libro venga presto tradotto in italiano. Per il momento presentiamo la traduzione curata per noi da Giuliano Giovinazzo, di un estratto della recensione pubblicata qualche tempo fa dalla nota testata francese «Le Monde».

Inquietante, ma ben strutturato, talvolta crudele, ma spesso anche allegro, cosa rara visto il soggetto, cioè un romanzo sulla disabilità. In Club V.I.P.: Very Invalid Person, Luc Leprêtre guarda con talento ad alcuni temi assai di rado affrontati dalla letteratura, ma è soprattutto il suo approccio alla morale che potrà far riflettere il lettore: una "vittima" può essere al di sopra della legge?

Tre persone con disabilità, amici di lunga data, ciascuno portatore di un passato pesante e di un presente doloroso, si riuniscono attorno a un progetto. Si tratta di due persone paraplegiche, Samy e Jérémy, e di una tetraplegica, la bella ivoriana Aminata, tutti sulla trentina.
Jérémy illustra la sua idea. La legge riconosce alle persone con disabilità la precedenza: perché non farne approfittare gli "abili" per accedere agli spettacoli, ai monumenti, o negli ipermercati? A pagamento, naturalmente. Sarà dunque sufficiente trovare dei clienti affrettati e ricchi e utilizzare internet - molto presente all'interno del libro - per contattarli.
Ad esempio alla cassa riservata alle persone con disabilità - quella dove loro tre non fanno la fila - la donna elegante o l’uomo d’affari, spingendo la carrozzina, potranno pagare i loro conti in un lampo, ricevendo un sorriso compassionevole della cassiera. Ci sarà solo da regolare al parcheggio una piccola commissione ed ecco fatto.
Il trio, insomma, decide di "rispondere a un bisogno", trova la soluzione e la applica, con la piena consapevolezza della scarsa etica di tale comportamento, ma anche con una grande attrazione per l'efficacia del sistema adottato "per tirare avanti".

E così l’attraente Aminata "trionfa" in abiti maschili e uno dei suoi clienti finisce per invaghirsi di lei che, felice, prenderà in considerazione una carriera da stilista. Andrà bene anche a Samy che incontrerà una "cliente" americana con i suoi figli, cui insegnerà il francese.
Il problema sorge invece con Jérémy, che non ha mai superato il suo passato da teppista. Un conto infatti è far guadagnare del tempo a qualcuno, ma portare della droga in Inghilterra su una carrozzina è sicuramente redditizio, ma anche più rischioso...

Club V.I.P. si presenta in sostanza come una sorta di "manifesto", richiamando esplicitamente l’attenzione anche sulle carenze - e talora sulle incongruenze - della politica sociosanitaria francese.
Il libro tratteggia via via uno "spaventoso affresco" della vita quotidiana di una persona con disabilità: la sofferenza fisica, lo sconforto morale, la stancante ginnastica che esigono le più semplici azioni, i rischi che queste implicano. Dal canto loro, molte persone non disabili scopriranno l’incontinenza, i rischi continui per la vescica, la perdita di sensibilità e l’attività fisica che impone il sesso, assai presente nel testo.

*Traduzione e adattamento di un articolo apparso sulla testata francese «Le Monde»







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